La tendenza a farci del male.

Come lo scorpione nella favola della rana che guada il fiume, così i baresi canalizzano spesso le proprie personali insoddisfazioni verso bersagli sbagliati e commettono – con la naturale tendenza ad assecondare la propria natura perversa – atti talmente sconsiderati da cagionare un danno a tutta la propria comunità. Pensando a questa tendenza provo un forte disagio nel leggere le dichiarazioni di critica al Bif&st che sono piovute su Felice Laudadio, all’indomani del suo ennesimo grido di allarme circa le modalità sempre faticose e tardive di finanziamento del festival. Mi hanno sorpreso in particolare gli imprenditori culturali che hanno perso l’occasione di saldare con il Bif&st le proprie legittime rivendicazioni rivolte alla Regione che da tempo non eroga risorse ordinarie a sostegno del comparto culturale, chiedendo invece alle Istituzioni locali di cessare ogni finanziamento al festival, per dirottarle sul sostegno alle imprese locali. Un errore politico che trovo di respiro cortissimo.
Dinanzi a qualunque giurì potrei testimoniare quali benefici il Bif&st abbia apportato al mio lavoro di fondatore e primo direttore generale della Apulia Film Commission, accelerando e migliorando il nostro lavoro di attrazione degli investimenti. Se prima toccava fissare faticosi appuntamenti a Roma e in altri festival per raccontare le qualità regionali, con il Bif&st è stata l’industria audiovisiva nazionale a scegliere Bari per lanciare i propri film e misurarsi con un pubblico sempre numeroso e attento. Al tempo delle presidenze di Oscar Iarussi e Antonella Gaeta, spesso non capiti, abbiamo sottoposto il Bif&st a valutazioni di impatto economico-sociale che hanno restituito un quadro chiaro: per ogni euro pubblico investito, erano almeno due quelli restituiti sul territorio in termini di spesa dei partecipanti al festival. E non capisco invece io oggi, per quale motivo la Regione e il suo braccio operativo Film Commission abbiano negli anni moltiplicato enormemente il numero di micro-festival locali, spesso più legati a logiche clientelari e amicali, che sistemiche. Sarebbe dunque utile, anche per tacitare voci così scomposte sul festival barese, effettuare nuove rilevazioni di impatto. Tuttavia, non si può sostenere un evento come il Bif&st parlando solo di numeri. Chiunque abbia partecipato a proiezioni diverse dalle anteprime serali presso il Petruzzelli – dedicate al momento glamour di cui ogni evento di lancio di film che si rispetti deve dotarsi – ha potuto verificare la quantità di pubblico e la passione che il festival scatena in ogni momento della giornata, lungo tutta la settimana di suo svolgimento. Non sono pochi gli spettatori, non solo pugliesi, che si mettono in ferie per dedicarsi al Bif&st, rendendo l’esperienza di scambio vitale e arricchente anche per autori e attori cinematografici che partecipano a una vera festa collettiva, senza barriere. Piuttosto auspico che questo dibattito aiuti Felice Laudadio – uno dei più grandi organizzatori di festival internazionali – a rinnovare la formula del festival, aprendo a vicedirezioni più giovani, avendo un budget a disposizione un anno prima e mettendo in sicurezza il marchio Bif&st in una fondazione che dunque vada oltre ogni personalismo, sopravvivendo al suo benemerito fondatore, perché a questo servono le fondazioni, oltre che dare solidità e stabilità, con uno staff dedicato tutto l’anno. Un festival, dotato di una fondazione, garantirebbe di assolvere bene anche a due ulteriori compiti: attrarre risorse, da parte di enti e imprese private. Dall’altro realizzare attività di educazione all’immagine e di conoscenza e recupero della storia del cinema mondiale, lungo l’intero arco dell’anno. D’intesa con Mediateca regionale e con il sistema della formazione come Accademia di Belle Arti, Dams e licei artistici, il Bif&st potrebbe divenire il perno della modernità, dando strumenti di conoscenza della società digitale e colmando il divario tra le generazioni. Sarebbe, inoltre, utile creare una vera sezione competitiva con il cinema internazionale più innovativo affidandolo a una vicedirezione artistica espressione del territorio, aprire uno sguardo sui nuovi linguaggi dalla videoarte alla realtà virtuale, così come sarebbe necessario ripristinare il momento conviviale prima delle proiezioni serali per favorire rapporti industriali tra cineasti internazionali e operatori locali, mettendo in dialogo Bif&st e Forum di coproduzione. Il vero rammarico è che tutto questo era già programmato nel decennio d’oro regionale 2005-2015, ma incredibilmente accantonato nell’assenza di politiche culturali e di un assessore regionale al ramo cultura. Il Bif&st è nato per connettere la Puglia al mondo. Non distruggiamo tutto, non facciamoci del male.

Silvio Maselli

Articolo apparso su La Repubblica di Bari del 14/04/2023

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