Non avere una strategia.

Ecco cosa succede quando si governa col piglio del leader, ma senza una classe dirigente: l’accordo di partenariato tra UE e Governo italiano è stato respinto al mittente perché gravemente deficitario su troppi aspetti. Qui l’articolo di Repubblica che ne parla.

Posso dirlo con cognizione di causa: un Governo che non individua una delega specifica alla relazione con la UE e alla coesione, cioè a quelle politiche di integrazione e sviluppo strategico a valere su risorse straordinarie, è azzoppato sin dalla nascita.

Affidare tutto il peso operativo e politico al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio, significa – caro Matteo Renzi – semplicemente far vincere quelle burocrazie che tanto detesti e combatti a parole.

Tutti quelli che fanno il mio mestiere sanno bene che a gestire l’intera partita dei fondi strutturali (FESR, FSE, FEOGA ecc.) sono due funzionarie apicali che non hanno alcuna idea di cosa significhi sviluppo locale e strategico. E che stanno resistendo da mesi sulle proprie ottuse posizioni, senza ascoltare – come sarebbe doveroso – la voce delle Regioni, enti di programmazione territoriale di rango costituzionale, perpetuando l’assurda politica di accentrare a Roma quel che più utilmente potrebbe essere pensato, elaborato e speso sui luoghi fisici in cui cantieri e progetti vedranno la luce.

E’ sempre la stessa storia. Iniziò il Ministro Fitto, riportando a Roma la spesa e avviando, insieme al suo collega Brunetta, la campagna contro i territori. S’è visto poi cosa è stato in grado di fare il Governo centrale (tutti i Governi centrali, sia chiaro, qui non parlo di colori politici, parlo di Politiche) su Pompei. 600 milioni di euro di POIn articolati con una lentezza tale da condurli quasi certamente al disimpegno.

Roma ti chiede di essere rapido nella definizione degli interventi e nella redazione dei progetti preliminari, definitivi ed esecutivi. Poi ci mette mesi e mesi ad attivare i circuiti finanziari e a far partire la spesa. Lo spreco, le ruberie, lo sperpero non diminuiscono accentrando la spesa, ma solo migliorando il personale politico e tecnico, solo moralizzando e dando il buon esempio, solo essendo presenti dentro le contraddizioni dei territori, solo stimolando le risorse vive e attive delle società. Tanto più meridionali.

E poi giù tutti a lamentare la crisi di liquidità, la deflazione, la morte della nostra economia malaticcia.
Inizio a essere stufo della superficialità di media e politici. Mi alzo ogni giorno alle 6 per studiare di più, prepararmi meglio, entrare nel cuore dei problemi per risolverli e dare alla mia comunità risposte e progetti, concreta soluzione ed energie per il progresso. Ma così, con la superficialità degli annunci, diventa una battaglia assurda e pesantissima.

Buon ferragosto e appuntamento a martedì 2 settembre per “Arriva Godot”.

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Anche uno soltanto.

Volge quasi al termine la manifestazione “Dove eravamo” ideata dalla nostra amministrazione comunale in pochi giorni, dopo il suo insediamento, per dare il senso di un interesse rinnovato per le periferie, oltre che per la movida della città vecchia.

Gli appuntamenti si stanno snodando per quei luoghi all’aperto nei pressi di cinema e teatri ormai chiusi. Luoghi in cui si alternano concerti di musica da camera a cura degli allievi del Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari con le proiezioni dei film del catalogo della Dean film, storica produzione romana che ci ha fatto dono della possibilità di proiettare 13 loro film, senza oneri per diritto di proprietà.

Inutile negarlo, l’iniziativa è stata positiva per le reazioni che stiamo raccogliendo un po’ ovunque: aver portato musica e cinema di qualità dinanzi casa di cittadini poco avvezzi al consumo culturale è piaciuto tanto.

Ma va segnalato anche che in alcuni quartieri, peraltro insospettabili, come ad esempio San Pasquale, molti bambini sono stati lasciati liberi dai loro genitori di imporre la propria voce e i propri giochi sulla musica o sulle proiezioni.

Ho ricevuto tanti messaggi in questi giorni. Tutti positivi e affettuosi. Ma due mi hanno colpito più degli altri.

Il primo è questo:

“Quanta inciviltà, gazzarra di ragazzini e genitori che disturbano il bel concerto in piazzetta. Musicisti eroici. Sono masse e generazioni perse, bimbi col telefonino per comunicare col compagno vicino, urli, richiami, versacci. Che squallore”

Il secondo, riferito al medesimo concerto, è qui:

“Sto ascoltando concerto piazza san Pasquale: musicisti bravi, contesto vivace. Bimbi giocano come sempre hanno fatto, mamme chiacchierano gridano ma…un bambino è sdraiato sulla panchina di pietra e ascolta rapito. Un bravo a te Assessore”.

A parte la leggera differenza di lettura della serata, quest’ultimo messaggio mi ha dato la conferma che la traccia del nostro quinquennio dev’essere questa. Lavorare ostinatamente, contro ogni tentazione di mollare, perché anche un bambino soltanto, evento dopo evento, iniziativa dopo iniziativa, concerto dopo concerto, lettura dopo lettura, film dopo film, racconto dopo racconto sia un cittadino migliore, consapevole del proprio ruolo nel mondo.

 

E allora sì che il mondo sarà un posto migliore.

Semplice e perfetto. Quindi impossibile?

La chiacchiera da bar preferita è quella che riguarda evasori fiscali (lo sono quasi tutti quelli che se ne lamentano tra i commercianti con cui ho parlato nella mia vita e lo sono per necessità – dicono – più che per innato desiderio di fregare il prossimo) e criminalità. E da anni mi chiedo come possiamo immaginare di sconfiggerli.

Oggi la tecnologia ce lo consentirebbe in modo semplice e quasi indolore per i cittadini: far sparire dalla circolazione moneta cartacea e di metallo e rendere accettabili esclusivamente pagamenti in carte di credito o debito e via bonifico.

Con tre postille. Diciamo l’articolo due, tre e quattro della legge di varo di queste misure anti evasione e mafie.
Due: le banche siano obbligate a montare pos virtuali e fisici senza oneri e commissioni per esercenti di ogni genere di attività di vendita di prodotti o servizi.
Tre: gli anziani abbiano un canale preferenziale che li assista, in banca come in ogni ufficio pubblico e una carta di debito (se lo richiedono) semplificata.
Quattro: i cittadini stranieri che arrivano in Italia hanno la possibilità di cambiare il proprio contante in una carta di debito gratuita offerta dallo Stato in porti, aeroporti, stazioni, centri informativi turistici regionali, poste, ecc.

In questo modo tutti i passaggi di denaro sarebbero tracciabili e dunque leciti. Non esistendo moneta circolante le mafie non potrebbero più vendere droga e armi né taglieggiare col pizzo e dunque sarebbero costrette a emigrare in Paesi ancor meno tolleranti del nostro.

Pagheremmo tutti, ma proprio tutti, le tasse e non ci sarebbero più né elusione né evasione di Iva, Irap e Irpef. Dunque potremmo finalmente abbattere le tasse sul lavoro e far prosperare la nostra economia malmessa. La fine della crisi fiscale italiana coinciderebbe con la fine delle mafie e degli appalti truccati e delle manovre tangentizie e pure la politica migliorerebbe perché le mele marce se ne terrebbero lontane. Non ci sarebbe – infatti – più niente da guadagnare, ma solo impegno e passione civile da mettere al servizio della collettività.

A me sembra fattibile, facile, perfetto.
Forse è per questo che non si farà mai?

Che ne pensate?

Stasera

Stasera sono stanco e soddisfatto.

Forse la soddisfazione non è dovuta alle numerose persone incontrate e ai semi gettati per il futuro.

Probabilmente non è per la pioggia scampata e il bellissimo concerto di percussioni del duo di ottimi allievi del Conservatorio esibitisi in largo Adua in pieno centro a Bari.

E non credo sia nemmeno dovuta al pubblico caloroso e attento che ha lungamente applaudito gli intimiditi e lusingati ragazzi chiamandoli al tris.

E ritengo tantomeno non sia per la gente di Palese (frazione a nord della mia città) che ho lasciato poco fa, dinanzi al fascistone Tognazzi de “Vogliamo i colonnelli”.

Sono davvero soddisfatto perchè appena arrivato in piazza Capitaneo, lì a Palese, ho parcheggiato davanti ad una casa e sull’uscio un’anziana mi ha detto:
“Giovane, allivt dananz, ch’agghiacchiamendà bbun u cinem e ci ti mitt nnanz, non affitch nudd” (ragazzo, sii gentile, se parcheggi davanti a casa mia non mi consenti di assistere alla proiezione comodamente assisa sul mio uscio).

Perchè in quella frase c’è tutto il senso di “Dove eravamo”.

Ed io allora sono soddisfatto e posso andare a dormire dicendo che si, ho adempiuto al mio dovere.

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The National.

Ho appena assistito al bellissimo concerto romano dei “The National”. La band newyorchese che esibisce un look hipster e un alt rock di qualità eccelsa, con una gran voce baritonale e calda, si è mostrata nella cavea dell’Auditorium di Renzo Piano, disegnata anche per accogliere eventi live con un’acustica perfetta e un comfort speciale per pubblico, artisti e management.

E mentre Matt Berninger, accompagnato da un filo del microfono lunghissimo, scendeva in platea e cantava con il pubblico, scoprivo che questo pubblico conosceva tutte le canzoni e che una Capitale è tale se il gusto del pubblico consente di capire i testi di canzoni in lingua diversa dalla propria e di emozionarsi dinanzi alla bellezza.

Il gusto. Questo è il sostantivo che mi ossessiona da due settimane.

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La fine di una storia. L’inizio di un’altra.

Si è celebrato l’altro ieri un passaggio amaro e irrituale: l’annuncio della decisione, da parte di Nichi Vendola, di non ricandidarsi per il terzo mandato a Presidente della Regione Puglia.

Molte ragioni politiche e personali l’hanno convinto a non avventurarsi nella terza prova, dando il via libera a Dario Stefàno quale candidato su cui Sinistra ecologia e libertà punta per fermare l’avanzata – che al momento pare inarrestabile – di Michele Emiliano, che ha votato gli ultimi 5 anni della sua carriera politica a questo obiettivo.

Conosco troppo bene l’umana sensibilità e le cose della politica per ritenere la prossima sfida delle primarie scontata.

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Perché una piattaforma politica.

Volge quasi al termine il mio percorso da Segretario Generale dell’Anica. Ne parlerò più avanti.
In questi giorni, intanto, abbiamo finalmente varato questo importante documento che rappresenta la piattaforma politica sulla quale i vertici associativi e il prossimo Segretario Generale dovranno attestarsi.

Per un’associazione importante e autorevole come l’Anica è un grande risultato, perché rende chiaro il rapporto con la politica, le Istituzioni, i partner industriali, i propri stessi iscritti. Un altro segno di quel che chiamiamo “trasparenza”.

Eccolo a voi:

http://www.anica.it/news/news-anica/piattaforma-di-proposta-politica-anica-per-una-nuova-cultura-dellindustria-audiovisiva-in-italia

 

Intervista del 17 luglio 2014.

Una intervista su Bari Today del 17 luglio 2014.
Dentro ci sono ragionamenti spero utili.

Che il viaggio cominci.

Sono passati meno di venti giorni dal varo e l’insediamento della prima Giunta Decaro.
Ho decisamente cambiato vita. E lo racconterò qui, su questo blog personale, dove ho caricato tutti i post del mio precedente diario on line, pubblicato sul portale dell’Apulia Film Commission, di cui sono stato Direttore dal 2 luglio 2007 al 2 luglio 2014. Singolare e perfetta coincidenza, non trovate?

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Cominciamo dalla fine.

Per sei anni, ogni 2 luglio, ho trovato il tempo di soffermarmi, anche solo pochi minuti, a riflettere insieme a voi su quel che nell’anno precedente di buono avevamo fatto qui

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