Intervista a Repubblica.

Martedì scorso, 26 luglio 2016, Francesca Russi di Repubblica Bari mi ha intervistato a proposito di qualche polemica sollevata a proposito dell’estate barese.
Ecco l’intervista integrale.

Molti turisti che girano nel centro ma pochi eventi in città. La sera a Bari non c’è molto da fare se non passeggiare tra i locali della movida. Assessore, che ne è dell’estate barese?

Sfatiamo alcuni miti: a Bari i turisti stanno crescendo, negli ultimi anni, in modo esponenziale. Nel 2015, gli ultimi dati di cui disponiamo, abbiamo registrato 335mila arrivi per 622mila presenze. Merito di una città che è la prima méta turistica pugliese, con il suo enorme patrimonio storico, architettonico, la dimensione metropolitana, la grandezza della sua storia nicolaiana. Dobbiamo crescere sotto il profilo dell’offerta, per aumentare le notti dormite. Per questo, in soli due anni dal nostro insediamento, abbiamo aperto cantieri a ritmo crescente per dare a Bari un Polo contemporaneo delle arti, un Museo archeologico, una grande Mediateca, il nuovo Piccinni, uno spazio per la ricerca e le culture giovanili presso la Manifattura. Una città – cantiere che, tra due anni, avrà tutte le carte in regola per competere ancora meglio. L’Assessore alle culture dà gli indirizzi e le politiche, non fa il direttore artistico della città. Non uno degli operatori culturali che parlano oggi, ha presentato un progetto per l’estate barese. Perché? Forse perché avevano già deciso di andare chi a Polignano, chi a Giovinazzo. Noi non siamo stupiti. Bari non si accende solo l’estate per poi tornare in letargo in autunno. Bari è cuore di un territorio esteso – la Terra di Bari – che offre un ventaglio di possibilità ai turisti e la gradevolezza della vita sul mare a chi vi risiede. Per questo abbiamo progettato la Bari Guest Card, su scala metropolitana, per integrare l’offerta di tutta la provincia, non solo difendendo l’orticello barese.

Il Comune ha messo a disposizione 40mila euro per allestire il cartellone di appuntamenti divulgato però solo a metà luglio. Perché questo ritardo?

Il bilancio di previsione è stato approvato solo a fine maggio e per i contributi agli enti culturali abbiamo dovuto attendere il riequilibrio che sarà approvato solo questa settimana. In più c’era un problema di regole, ferme al 1999, quando ancora c’era la lira. E tutte le associazioni di categoria, ripeto, tutte, ci hanno chiesto di condividere un nuovo Regolamento che approveremo, dopo un’ampia e bella discussione, nel prossimo Consiglio. Dunque abbiamo deciso – in emergenza – di erogare contributi tramite un avviso pubblico, con tutto quel che avevamo in bilancio per le attività estive. Facendo lavorare associazioni e imprese che portavano progetti credibili, soprattutto in periferia. Peraltro facendoci carico anche del decentramento, perché i Municipi hanno deciso di spendere i loro 50mila euro a fine anno. Ecco perché non si vedono attività culturali nel cuore della movida. Come si dice da queste parti: “come la fai, la sbagli!”.

40mila euro sono un budget piuttosto esiguo per una città come Bari. Impossibile così fare i grandi eventi che negli anni invece la città ha ospitato. Come mai così poco? A quanto ammonta l’investimento nella cultura a Bari in un anno?

Appena il Consiglio approverà le nuove regole, metteremo a bando ulteriori 230.000 euro per le attività del 2016, che si sommano ai 127.000 euro dei progetti triennali di cui beneficiano proprio alcuni firmatari della lettera da cui nasce questo dibattito. Bizzarro no? Che a lamentarsi sia proprio chi sta tranquillo per tre anni con i soldi dei baresi, mentre d’estate va a fare le iniziative altrove. Sempre, rigorosamente, con denari pubblici.

Ricordo, inoltre, che Bari ha ospitato negli anni grandi eventi finanziati quasi interamente dalla Regione. I comuni hanno risorse decrescenti eppure, a leggere la serie storica, si nota come la Giunta Decaro abbia innanzitutto salvato il Petruzzelli, portando il sostegno dai 200mila del 2013 a 2milioni. E poi erogato nel 2015 più di 600mila euro in contributi a enti e associazioni culturali del territorio. Nel complesso noi sosteniamo un Tric, un grande Teatro come il nostro Politeama, un grande cartellone comunale di prosa che annunceremo in settimana, un bellissimo Museo della città, decine e decine di iniziative piccole, medie e grandi che culminano nel maggio e a dicembre. E lo facciamo tutto l’anno, non solo nei due mesi estivi.

C’è chi punta il dito contro il Petruzzelli catalizzatore di risorse: si danno soldi al teatro e si lascia a secco tutto il resto.

Su questo dobbiamo intenderci. Alessandro Laterza, un vero imprenditore culturale, dice correttamente che il Petruzzelli è per noi ragione identitaria. Non possiamo creare il brand di Bari e poi lamentarci se abbiamo un teatro lirico sinfonico di tradizione. Dovremmo esserne tutti orgogliosi. Peraltro il nuovo management sta dimostrando – facendo pulizia di ogni marciume – che il cartellone ha successo, che i prezzi diminuiscono e le repliche aumentano, insieme alla produttività e al futuro pubblico del teatro. In inverno, come in estate, si assiste a concerti memorabili, anche pop o rock. Solo quest’ultimo inverno, abbiamo accolto artisti – vado a memoria – del calibro di Mika, Benjamin Clementine, Paolo Conte, Giovanni Allevi. Per tacere di Ashkenazy.

Se non ci fosse la Fondazione Petruzzelli a noi, solo per accenderlo e tenerlo aperto, il teatro ci costerebbe tanto. Io trovo questo dibattito provinciale e asfittico e invito tutti a leggersi i numeri, prima di sputar sentenze sul nostro grande teatro.

Conversano, Polignano, Molfetta: i piccoli comuni si riempiono con le iniziative d’estate e i baresi si spostano per trovare festival, mostre e manifestazioni.

Penso sia bellissimo! E’ il sogno della città metropolitana che si avvera, sotto la guida di un Sindaco attento alle differenze, che s’è recato a inaugurare la mostra De Chirico a Conversano come presso le Corti in fiore di Bitonto. Bari ha un profilo diverso. Bari ha il Bif&st, il Medimex, la Fiera con i concerti rock che la infiammeranno a settembre, sotto la nostra regia. Perché la nostra è una scelta di posizionamento che tende a non cannibalizzare la provincia, ma ad esaltarne le qualità e a metterle in rete con noi.

Il Comune sta facendo molto sul fronte della tutela della legalità: niente più fornacelle abusive sul lungomare ma i clan continuano a fare estorsioni. Lo hanno fatto al concerto di Vasco Rossi. Quanto è concreto il rischio che gli operatori culturali che hanno voglia di organizzare eventi si allontanino da Bari per non avere a che fare con la malavita?

La malavita va dove c’è un mercato. Credete forse che non ci sia il racket altrove? Suvvia, siamo seri. La differenza è una: a Bari c’è un Sindaco che li ha denunciati, che ha disvelato il modello criminale, collaborando con le forze dell’ordine per disarticolare il crimine. Non uno degli operatori, nemmeno chi oggi parla di criminalità come fattore che impedisce i loro investimenti, ha mai denunciato o ci ha mai raccontato episodi criminosi. Siamo seri, per favore. Occorre più coraggio a denunciare, che nel rilasciare un’intervista al quotidiano.

All’Arena della Vittoria in estate è arrivata solo Laura Pausini. I grandi contenitori ci sono. Cosa spaventa gli organizzatori?

I grandi concerti sono organizzati da “local promoter”. Per anni abbiamo detto che Bari è la terra delle industrie culturali e creative. Ora è il momento per le imprese di crederci, di investire davvero, di rischiarsela in proprio, sul ricavo da biglietti e attivando sponsor privati. Anche presso il Petruzzelli, come già avviene stabilmente. Il Comune di Bari sarà sempre al loro fianco: nel consentire lo svolgimento di grandi eventi in modo fluido, nel concedere le autorizzazioni, nel fermare abusivi e impedire soprusi. Tocca agli imprenditori fare il loro mestiere. Noi la nostra parte la facciamo sempre. Tra Fiera e Stadio, a settembre, vedremo grandi nomi del panorama rock. Basta attendere e investire, invece di alimentare polemiche improduttive.

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